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Coaching
“Coach” è un vecchio termine che in inglese
significava carrozza, ovvero un mezzo usato per raggiungere una destinazione,
partendo
da un certo punto, attraverso un determinato percorso.
Il coach, dal nostro punto di vista, non è un allenatore (almeno
nell’accezione corrente del termine in ambito sportivo) e tanto
meno lo può sostituire. Il coach si mette a disposizione degli
allenatori e offre loro un supporto nello sviluppo di un obiettivo, definito
insieme con i dirigenti e lo staff tecnico, e nel proporlo e condividerlo
con l’atleta e/o con la squadra.
Il coaching è utile nel dare agli atleti la giusta motivazione
al risultato, la giusta carica agonistica, una maggiore capacità di
cooperazione se si tratta di un team, gli strumenti necessari per superare
momenti difficili, le necessarie risorse per trasformare lo stress in
quel particolare “brivido sulla schiena” al fine di ottenere
e mantenere una performance ad alto livello, una più ampia consapevolezza
delle proprie abilità e la visione dei limiti come un “qualcosa
da spostare sempre più avanti”, un chiaro e preciso senso
di responsabilità nei propri confronti e nei confronti degli altri,
una migliore capacità di comunicazione con gli altri e, soprattutto,
con sé stessi al fine di affrontare e sconfiggere l’avversario
peggiore che possa esistere: quello che si nasconde nella mente!
Considerata l’esperienza che stiamo sviluppando in altri ambiti,
personale ed aziendale, siamo in grado di offrire, anche agli allenatori
ed ai dirigenti, sia sedute individuali di coaching sia importanti e
divertenti momenti di formazione.
Domande & risposte (FAQ) |
- Come può un atleta vincere periodi di stress ed emozioni negative e limitanti come, ad esempio, l’ansia da prestazione?
- In genere, questi stati d’animo sono dovuti ad un momento in cui, di fronte ad un certo momento non proprio esaltante, sono venute a mancare le risorse interiori necessarie. Questo, poi, diventa una abitudine a quel comportamento, negativo e limitante così come le emozioni che lo hanno generato. In altre parole, non subiamo bensì apprendiamo un’ansia, o la paura del risultato o della sconfitta e altro ancora.
Risulta fondamentale, in questi casi, lavorare per ricostruire, ritrovare e ri-apprendere abitudini e comportamenti, e quindi risorse, capacità e convinzioni che generino risposte più efficaci.
Si tratta di tornare a comunicare a se stessi proprio come quando facevamo nelle occasioni in cui abbiamo ottenuto risposte e performance migliori. Risposta pubblicata in data 22/01/2005
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- Quali sono gli obiettivi che un coach definisce con un’atleta o un team di atleti?
- In realtà, non è il coach che definisce un obiettivo.
Il coach aiuta a definire un obiettivo, nel senso che aiuta l’atleta o il team a formulare l’obiettivo in maniera chiara e precisa; fa sì che sia ben impresso nella mente il momento in cui tale obiettivo sarà effettivamente raggiunto; aiuta ad avere una maggiore consapevolezza delle risorse di cui già si dispone e di quelle che è necessario migliorare o acquisire; supporta nel programmare un preciso piano di azione; aiuta a ricercare in se stessi e mantenere la necessaria motivazione, grazie ad un forte senso di cooperazione e ad un corretto senso di responsabilità nei confronti propri, del team e dell’obiettivo stesso. Risposta pubblicata in data 22/01/2005
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- Quali sono le caratteristiche di un coach?
- La capacità di ascolto attivo, il saper come e quando fare le domande “giuste”, il non giudicare, il porsi come guida e, ancor prima, come esempio nei fatti e nell’agire… queste sono alcune delle caratteristiche fondamentali, così come l’apprendimento e l’aggiornamento continuo, il desiderio di novità ed innovazione e, perché no, la curiosità.
Risposta pubblicata in data 22/01/2005
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- Cosa succede se uno sportivo si pone un obiettivo irrealizzabile?
- Chiunque di noi può acquisire nuove capacità, risorse e comportamenti, nello sport e non solo nello sport.
Spesso il raggiungere o no un determinato obiettivo è dovuto al fatto che tale obiettivo non è ben definito ed il percorso per raggiungerlo non è ben pianificato. Io posso imparare a battere un calcio di rigore, a fare un canestro da tre punti, a dare un certo effetto ad una pallina colpendola di rovescio con la mia racchetta da tennis… e qualsiasi altra cosa, come posso imparare a guidare una bicicletta o una macchina o una moto.
Devo però sapere cosa voglio farne di questa capacità, una volta acquisita, che cosa so già fare e cosa devo imparare; devo sapere come fare per acquisirla e darmi una scadenza che sia una sfida, ma consapevole del tempo necessario.
Da un certo punto di vista, ci piace lanciare questa sfida: non esistono obiettivi irrealizzabili, ma solo scadenze irrealistiche! Risposta pubblicata in data 22/01/2005
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